venerdì - 22 Novembre - 2024

Uno studio afferma: “Prima di morire i nostri cari defunti vengono a farci visita”

Uno studio condotto negli anni ’70 negli Stati Uniti rivelò che una percentuale significativa di persone in lutto aveva percepito la presenza del defunto. Tuttavia, recenti ricerche hanno aggiunto nuovi dettagli interessanti a questo fenomeno. Uno dei più importanti riscontri riguarda il fatto che molte di queste esperienze sono vissute in momenti di profonda crisi emotiva, come la scoperta di una malattia terminale di un familiare, o anche poco prima che la persona cara morisse.

Secondo uno studio britannico del 2005, ben l’80% delle persone che hanno percepito la presenza di un defunto ha scelto di non parlarne. Il motivo è spesso la paura di essere giudicate o considerate superstiziose. Eppure, molte culture al di fuori dell’Occidente affrontano la questione in modo diverso.

In Giappone, per esempio, è comune praticare riti che aiutano a mantenere un legame psicologico con i defunti, come lasciare cibo o accendere candele in loro onore. Questo tipo di approccio sembra alleviare il dolore del lutto, aiutando chi resta a superare la perdita.

A partire dalla fine degli anni ’90, il modello di elaborazione del lutto è stato rivisitato dal psicologo Dennis Klass, che ha proposto il concetto di “legame continuativo”. Secondo questo modello, non è necessario interrompere i legami con il defunto, anzi, mantenere un collegamento emotivo con la persona scomparsa può essere utile per la salute mentale di chi è in lutto. Questo segna un cambio di prospettiva rispetto alla teoria di Freud, permettendo alle persone di integrare il ricordo del defunto nelle loro vite quotidiane.

Anche la Society for Psychical Research (SPR), già alla fine del XIX secolo, aveva studiato la percezione delle presenze. Un importante studio del 1889 aveva coinvolto circa 17mila partecipanti di diverse nazioni, e aveva rivelato che una percentuale compresa tra il 7 e il 19% delle persone aveva vissuto esperienze simili almeno una volta nella vita. Anche se i risultati furono inizialmente accolti con interesse, con l’avvento della psicologia moderna questi studi furono gradualmente messi da parte.

Ciononostante, il fenomeno rimane vivo nella cultura popolare e nella letteratura, suggerendo che, anche se i fantasmi non esistono nel senso letterale del termine, il modo in cui percepiamo la presenza dei defunti è profondamente radicato nel nostro modo di affrontare la morte.

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