I lavoratori potrebbero ricevere una tredicesima più ricca nel prossimo periodo natalizio. Questo aumento è il risultato della potenziale detassazione dell’ultima mensilità dell’anno, una delle novità annunciate dal Governo Meloni all’interno della delega fiscale.
La misura La strategia del governo non riguarda solo la manovra finanziaria prevista per l’autunno. È essenziale osservare anche l’evoluzione della riforma fiscale proposta dal vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, che ha ricevuto l’approvazione a inizio mese ed è stata pubblicata in Gazzetta poco prima di ferragosto. Questa riforma, la cui realizzazione è suddivisa tra tredici commissioni di esperti, mira principalmente a ridurre le tasse per i redditi più bassi. Si prevede che gli schemi dei decreti legislativi siano pronti per il 20 settembre. Un elemento chiave della riforma è l’introduzione della “flat tax”, anche se la realizzazione completa è un obiettivo a lungo termine. Per il prossimo anno, si prevede una prima riduzione delle aliquote fiscali, diminuendo gli scaglioni da quattro a tre.
Tredicesima detassata già nel 2023
Al momento, la principale proposta riguarda l’abolizione dell’aliquota del 25% sui redditi fino a 28 mila euro, sostituendola con un’ aliquota del 23%. Questa misura avrebbe un costo inferiore a 4 miliardi di euro e produrrebbe un risparmio di 180 euro all’anno per chi guadagna 20 mila euro e di 260 euro all’anno per chi guadagna 28 mila euro. A ciò si aggiungerà la riduzione del cuneo contributivo per i redditi fino a 35 mila euro, con sconti sulle contribuzioni INPS che variano tra il 6% e il 7%, a seconda del reddito. Questa riduzione rappresenterebbe un significativo risparmio per i lavoratori. Mantenere tale sconto richiederebbe al governo un investimento di circa 11 miliardi di euro l’anno successivo, una spesa considerevole che potrebbe influenzare la manovra generale.
Il passaggio
La detassazione delle tredicesime per i redditi medio-bassi potrebbe essere una misura facilmente comprensibile e apprezzata dai lavoratori. Tuttavia, se fosse inserita nella prossima manovra, i suoi benefici sarebbero visibili solo a dicembre 2024. Di conseguenza, esiste una proposta per implementarla già quest’anno, a patto di trovare le necessarie coperture finanziarie per il 2023. Alcuni fondi non spesi potrebbero essere utilizzati per finanziare questa e altre misure. L’anno scorso, ad esempio, l’assegno unico ha comportato una spesa inferiore alle previsioni, risparmiando 1,5 miliardi di euro allo Stato. L’inflazione potrebbe anche offrire un contributo, dato che se supera le previsioni attuali, potrebbe influenzare positivamente il PIL e ridurre il deficit. Questa strategia consentirebbe al governo di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori a Natale, stimolando potenzialmente anche i consumi e offrendo un punto di forza nella campagna per le elezioni europee.