Riccardo Parrinello, l’unico minorenne tra i sette coinvolti nello stupro di gruppo a Palermo, era stato inizialmente escluso dal carcere. Il giudice aveva deciso di inviarlo in comunità con l’obiettivo di fargli intraprendere un percorso di riabilitazione. Tuttavia, nonostante abbia raggiunto la maggiore età, le sue azioni successive non hanno mostrato segni di pentimento o maturità. A seguito di post provocatori su social media, su richiesta della Procura per i minorenni, Parrinello è stato reimprigionato.
Provocazioni su social dopo l’arresto
Riccardo Parrinello non ha utilizzato profili falsi, ma ha postato messaggi pubblici che sono stati registrati dalla Procura. Tra il 20 e il 21 agosto, ha utilizzato TikTok per pubblicare video in cui faceva riferimento allo stupro di gruppo per cui era stato accusato, mostrandosi non pentito. Inoltre, ha scritto: «Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze… mi state facendo solo pubblicità».
Comunicazioni con gli amici sulla notte dell’incidente
Oltre alle provocazioni online, la Procura ha annotato messaggi scambiati con gli amici relativi alla notte dello stupro. Parrinello ha descritto la situazione in modo leggero e scherzoso, facendo riferimento alla vittima con linguaggio grossolano e crudo. In uno scambio, un amico ha commentato che quello che è accaduto era sbagliato, ma Parrinello ha risposto con leggerezza.
Decisione del giudice: ritorno in carcere
A seguito di questi messaggi e comportamenti, il gip Antonina Pardo ha accolto la richiesta della procuratrice per i minorenni, Claudia Caramanna, e ha deciso per la custodia cautelare in carcere di Parrinello, che era stato precedentemente rilasciato il 19 luglio e inviato in una comunità.