Molte persone non sanno che esiste un’opportunità preziosa per chi ha lavorato dopo essere stato riconosciuto invalido: la maggiorazione contributiva. Questo strumento consente di aumentare il numero di anni di contributi versati, facilitando l’accesso alla pensione anche se si hanno meno di 20 anni di contributi.
La nostra lettrice, Elvira, ha 19 anni di contributi e ha lavorato per diversi anni dopo essere stata riconosciuta invalida all’80%. La buona notizia è che, grazie alla maggiorazione contributiva, potrebbe riuscire a maturare il diritto alla pensione di vecchiaia senza bisogno di continuare a lavorare o riscattare ulteriori anni di contributi. Ma come funziona esattamente questa maggiorazione?
La maggiorazione contributiva per invalidi permette di recuperare due mesi di contributi per ogni anno di lavoro svolto dopo il riconoscimento di un’invalidità pari o superiore al 74%.
Questo significa che, per esempio, se un lavoratore ha lavorato per 6 anni dopo essere stato riconosciuto invalido, l’INPS aggiungerà 12 mesi di contributi al suo conto previdenziale, portandolo da 19 a 20 anni di contributi totali. In questo modo, il lavoratore potrà raggiungere il requisito necessario per ottenere la pensione.
È importante sottolineare che la maggiorazione contributiva non aumenta l’importo della pensione, ma serve esclusivamente a maturare il diritto alla prestazione. Il calcolo della pensione si baserà comunque sui 19 anni di contributi effettivamente versati. Tuttavia, per chi si trova in una situazione come quella di Elvira, questa opportunità rappresenta una soluzione concreta per accedere alla pensione.
In conclusione, se vi trovate a pochi anni o mesi dalla pensione e avete lavorato con un’invalidità certificata, vi consigliamo di esplorare la possibilità di richiedere la maggiorazione contributiva. Questo strumento potrebbe essere la chiave per ottenere la pensione anche se non avete raggiunto i 20 anni di contributi necessari.
