domenica - 8 Settembre - 2024

Rinuncia al lavoro per fare la casalinga e dopo il divorzio ottiene più di 200mila € di risarcimento dal marito

La recente notizia proveniente dalla Spagna riguarda una donna che, in fase di divorzio, ha ottenuto un risarcimento economico per il lavoro svolto come casalinga durante il matrimonio. La decisione del giudice è stata fortemente influenzata dal fatto che la donna aveva rinunciato alla propria carriera per dedicarsi alla cura della casa e dei figli.

La Spagna come leader nel progressismo dei diritti civili in Europa

La notizia del risarcimento alla donna per il suo ruolo di madre e casalinga non è una sorpresa proveniente dalla Spagna, che negli ultimi anni si è affermata come uno dei paesi più progressisti d’Europa in termini di diritti civili.

L’impulso verso un quadro legislativo più avanzato è stato guidato principalmente dal partito socialista di centrosinistra. Tra le riforme più rilevanti promosse da Madrid vi sono la “Ley Trans”, che facilita il percorso di transizione di genere per i maggiori di 16 anni, e la revisione della legge sull’aborto, che ha introdotto un “congedo mestruale” finanziato dallo Stato per tutte le donne.

Dettagli sulla sentenza del tribunale

La sentenza che ha attirato l’attenzione dei media riguarda un caso di divorzio avvenuto nel 2020, a 25 anni dal matrimonio. Il tribunale di Malaga ha stabilito che l’ex marito avrebbe dovuto compensare la moglie con più di 200.000 euro per il lavoro svolto come madre e casalinga durante il matrimonio.

Nel motivare la sentenza, il giudice ha sottolineato che la donna aveva rinunciato alla sua carriera per dedicarsi alla famiglia, affidando la propria sicurezza economica al marito. Mentre lei sacrificava la propria indipendenza economica per il benessere della famiglia, il patrimonio personale dell’uomo aumentava.

Il calcolo del risarcimento di 200.000 euro

Il tribunale ha fornito anche una dettagliata spiegazione su come è stato calcolato l’importo preciso del risarcimento. Si tratta di 204.624,86 euro, calcolati sulla base del salario minimo interprofessionale per ogni anno in cui la coppia è stata sposata, dal 1995 al 2020.

Il risarcimento servirà anche a facilitare il reinserimento nel mondo del lavoro della donna, ora 48enne, dopo anni di inattività forzata a causa delle condizioni del suo matrimonio. Questa decisione rappresenta un precedente importante per il riconoscimento del valore economico del lavoro svolto all’interno della famiglia.

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