Stipendio minimo garantito
per condurre una vita dignitosa e ridurre il divario di reddito. Nonostante possa sembrare un’utopia, potrebbe divenire concreto. Il reddito di base universale, già implementato in diverse nazioni in Europa, America, Africa e Asia, potrebbe presto essere introdotto anche in Italia. Analizziamo quando e come potrebbe essere realizzato.
Negli ultimi anni, il tema della povertà è diventato sempre più evidente non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche nei paesi occidentali, compresa l’Italia. Fattori come la pandemia, l’aumento dell’inflazione a causa dell’incremento dei prezzi dell’energia, e il carovita gravano notevolmente sulle famiglie italiane, impedendo a molti di condurre una vita dignitosa e ampliando il divario di reddito.
Si è parlato spesso di reddito minimo o di reddito di base universale. Ma di cosa si tratta esattamente? È un sostegno economico continuativo offerto dal governo a coloro che hanno un reddito più basso, distinto dai sussidi erogati occasionalmente come i vari bonus degli ultimi anni.
Reddito di Base Universale: Quando e Come in Italia?
Non è la prima volta che il governo italiano implementa misure per affrontare l’emergenza economica. Sono stati erogati bonus ai lavoratori con un ISEE basso e previsti ulteriori bonus per alcune categorie di pensionati e disoccupati. Tuttavia, questi interventi non sono sempre sufficienti. Per questo, il governo italiano ha espresso l’intenzione di valutare l’introduzione di un reddito di base universale.
Il reddito di base universale è incondizionato, rappresentando un diritto giuridico, e garantito a tutti. A differenza dei sussidi, è permanente e non limitato a chi è senza reddito a causa di disoccupazione. Non è necessario dimostrare di essere in cerca di lavoro o svolgere attività di utilità sociale. Inoltre, il reddito di base non può essere inferiore alla soglia di povertà secondo le norme dell’Unione Europea, dovrà essere quindi almeno pari al 60% del reddito medio nazionale. Per l’Italia, ciò si tradurrebbe in circa 1.800 euro al mese.
Paesi come la Svizzera, l’Inghilterra, la Finlandia, il Canada, gli Stati Uniti, l’India, e la Namibia hanno già adottato questa misura. Sebbene attualmente sia ancora remota l’ipotesi di un’introduzione imminente in Italia di una legge che preveda uno stipendio minimo di 1.800 euro ai cittadini, l’idea non è da escludere.