Partorisce a 11 anni, dopo essere stata vittima di violenza. È una storia terribile quella che arriva dalla provincia di Varese dove una bambina è diventata madre dopo aver subito una violenza sessuale da un ragazzo di 27 anni.
A ricostruire la vicenda, è stato il giornale ‘La Prealpina‘ che ha riportato anche che l’uomo sarebbe stato condannato a 10 anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 80mila euro come risarcimento per la bambina.
Avvicinata dal vicino di casa
La vicenda sarebbe iniziata nel 2021. Secondo quanto raccontato dalla bambina agli psicologi e stando ai fatti ricostruiti dal quotidiano ‘La Prealpina‘, per due volte il 27enne avrebbe convinto l’11enne a seguirlo in un locale appartato del caseggiato in cui entrambi vivevano.
Ma la storia sarebbe emersa solo a distanza di quattro mesi, quando i genitori della bambina l’hanno accompagnata in Pronto soccorso. L’11enne, infatti, avvertiva forti dolori addominali. Era incinta, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo. A quel punto i medici, scrive ‘La Prealpina‘, avvertirono i carabinieri. Così, la bambina venne ascoltata dagli psicologi in audizione protetta all’interno di una stanza dell’ospedale dove raccontò quanto successo.
Il test del Dna conferma la paternità: condannato il 27enne
I mesi successivi sarebbero stati complicati. Non può che essere altrimenti per una bambina che si ritrova a portare avanti una gravidanza. Il bambino sarebbe nato nell’estate del 2022 e una volta confermata la paternità del 27enne – tramite il test del Dna – il giovane sarebbe stato arrestato.
Per lui, adesso, il gup avrebbe emesso una condanna a 10 anni di reclusione e al pagamento di 80mila euro di provvisionale come risarcimento per la vittima. Tramite l’amministratore di sostengo, la bambina si è costituita parte civile nel processo.
Il neonato in affidamento
Sempre il giornale ‘La Prealpina‘ spiega che il neonato sarebbe subito stato dato in affidamento a una famiglia. L’11enne, invece, si troverebbe in una comunità. Lì gli esperti dovrebbero sostenerla e accompagnarla in un percorso utile ad affrontare quanto avvenuto. Da qualche mese – riporta il quotidiano – la bambina avrebbe ripreso gli incontri con i suoi genitori. Per il momento, però, non potrebbe tornare a casa con la sua famiglia.