Un virus killer pericoloso originario dell’Africa potrebbe rappresentare una minaccia per l’Europa. Secondo il quotidiano britannico Mirror, le autorità sanitarie del Regno Unito hanno emesso un avviso sanitario urgente riguardante quella che viene considerata l’attuale più grande minaccia per la salute pubblica a causa dell’incremento dei casi di febbre emorragica di Crimea-Congo.
Dopo l’esplosione di casi mortali in Iraq e Namibia, la febbre emorragica di Crimea-Congo, riconosciuta internazionalmente come CCHF dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha provocato due morti in Pakistan, con diversi casi segnalati anche in Spagna.
La scorsa settimana, esperti intervenuti alla commissione per la scienza, l’innovazione e la tecnologia del Parlamento, hanno indicato che è “molto probabile” che ci saranno presto casi nel Regno Unito.
Durante l’udienza, James Wood, capo della medicina veterinaria all’Università di Cambridge, ha ipotizzato che il CCHF potrebbe essere entrato nel Regno Unito tramite le zecche degli animali. La malattia è causata dal Nairovirus, un virus trasmesso dalle zecche e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha un tasso di mortalità tra il 10 e il 40%.
Solitamente, la malattia è presente in Africa, Balcani, Medio Oriente e Asia. Tuttavia, a causa del cambiamento climatico, potrebbe diffondersi al di là delle sue aree usuali, raggiungendo paesi come la Gran Bretagna e la Francia, come già accaduto in Spagna, secondo il sito Newsweek.
I sintomi della CCHF includono mal di testa, febbre alta, dolori alla schiena e alle articolazioni, mal di stomaco e vomito, occhi e viso arrossati, gola rossa e macchie rosse sul palato.
L’OMS avverte che nei casi più gravi possono presentarsi ittero, sbalzi d’umore, alterata percezione sensoriale, ampie aree di gravi ecchimosi, gravi epistassi e sanguinamento incontrollato nei siti di iniezione, che possono durare per circa due settimane a partire dal quarto giorno di malattia.
Nei focolai documentati di CCHF, i tassi di mortalità tra i pazienti ospedalizzati variavano dal 9% al 50%. Non ci sono ancora dati sufficienti sui sopravvissuti per determinare eventuali complicanze specifiche a lungo termine dell’infezione da CCHF. L’Iraq ha combattuto una grande battaglia contro la malattia lo scorso anno, con 212 casi registrati tra il 1° gennaio e il 22 maggio. Di questi, 169 sono stati segnalati tra aprile e maggio. Agence France-Presse ha riportato a maggio che quasi 100 casi aggiuntivi – e 13 morti – sono stati attribuiti alla malattia in Iraq nel 2023.