Tra le novità più rilevanti introdotte nel 2025 in materia di pensione di reversibilità, spicca il riconoscimento del diritto agli ex coniugi divorziati. A chiarire la questione è stata la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5839 del marzo 2025, che ha ribadito due condizioni fondamentali affinché un ex coniuge possa ottenere una quota della pensione: deve percepire un assegno divorzile e non essersi risposato.
Questa sentenza introduce un principio importante, che rafforza il carattere solidaristico della pensione di reversibilità. Se entrambi i requisiti sono soddisfatti, l’ex coniuge può ricevere una parte del trattamento insieme al coniuge superstite, se presente.
Come avviene la ripartizione?
La suddivisione dell’importo non è automatica, ma spetta al giudice stabilirla in base a diversi fattori. Uno dei più rilevanti è la durata del matrimonio con il pensionato deceduto, ma non è l’unico elemento da valutare. Altri aspetti che il giudice considera sono le condizioni economiche dei due soggetti, il livello di assistenza morale e materiale prestata durante il matrimonio e, naturalmente, la presenza di figli o situazioni familiari complesse.
La Cassazione ha inoltre sottolineato che la quota destinata all’ex coniuge non deve coincidere con l’importo dell’assegno divorzile percepito in vita. Non esiste un tetto massimo: l’importante è che la ripartizione sia equa e coerente con il principio di solidarietà. Questo approccio è stato accolto favorevolmente dagli esperti, in quanto fornisce un quadro più chiaro per casi spesso complessi dal punto di vista legale e umano.
Con queste nuove interpretazioni, l’ordinanza n. 5839 stabilisce un precedente significativo nella gestione delle pensioni di reversibilità, garantendo un trattamento più giusto anche per chi, pur separato da tempo, è stato parte integrante della vita del defunto.