sabato - 23 Novembre - 2024

I dati del apporto Invalsi 2023: insufficiente un alunno su due e metà dei liceali non capisce quello che legge

Gli studenti italiani peggiorano. I dati del Rapporto Invalsi (presentato oggi alla Camera) si possono definire drammatici: oltre 45% degli alunni non raggiunge il livello base in V elementare. Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline sia in II che in V elementare. In II elementare i risultati di Italiano e di Matematica sono più bassi di quelli del 2019 e del 2021 e, sostanzialmente in linea con quelli del 2022. Il ministro dell’Istruzione Valditara commenta allarmato: «I dati confermano un elemento di forte preoccupazione».

Il rapporto Invalsi

In Matematica 1 bambino su 3 non raggiunge le competenze di base nè in II nè in V. Qui i risultati del 2023 sono più bassi di quelli degli anni precedenti, compreso il 2022, in tutte le discipline, incluso l’Inglese. È quanto emerge dal Rapporto Invalsi 2023 presentato oggi.

Metà dei liceali non capisce quello che legge

Metà dei giovani che termina le scuole superiori non è in grado di comprendere quello che legge (solo il 51% degli studenti -1 punto rispetto al 2022 raggiunge almeno il livello base, con un divario tra Nord e Sud che raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali; in Matematica il 50% degli studenti (invariato rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base con un divario tra le aree del Paese che raggiunge i 31 punti, anche se c’è un leggero progresso al Sud e nelle Isole. In Inglese il 54% degli studenti raggiunge il B2 nella prova di reading (+2% rispetto al 2022) e il 41% in quella di listening (+3% sul 2022 e + 6% dal 2019).

Un bambino su tre non sa la matematica

Il rapporto Invalsi 2023 evidenzia una differenza dei risultati tra scuole e tra classi più accentuata nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda la Matematica e la prova di Listening. Ciò significa – evidenzia l’istituto Invalsi – che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi In seconda elementare, in Italiano circa il 69% (era il 72% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Molise, Basilicata e Umbra sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria e la Sicilia quelle con le quote più basse; In Matematica circa il 64% (era il 70% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Molise, Provincia Autonoma di Trento e Basilicata sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna quelle con le quote più basse. In V elementare in Italiano circa il 74% (era l’80% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Molise, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Sicilia è quella con la quota più bassa; in Matematica circa il 63% (era il 66% nel 2022) raggiunge almeno il livello base (dalla fascia 3 in su). Umbria, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna quelle con le quote più basse; anche i risultati d’Inglese sono in calo rispetto al 2022. L’ 87% (era il 94% nel 2022) degli allievi raggiunge il prescritto livello A1 del Qcer nella prova di lettura (reading), mentre nella prova di ascolto (listening) è l’81% di allievi (erano l’85% nel 2022) a raggiungere il prescritto livello A1. Calabria, Sicilia e Sardegna sono le regioni con le quote più elevate di allievi che non raggiungono il livello A1 sia nella prova di Reading sia in quella di Listening.

Si ferma il calo alle medie

Alle scuole medie si è fermato il calo in Italiano e Matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma purtroppo non si riscontra ancora un’inversione di tendenza. Gli esiti di Inglese (sia listening sia reading) sono invece in miglioramento. È quanto emerge dal Rapporto Invalsi 2023 presentato oggi. A livello nazionale gli studenti che raggiungono risultati almeno adeguati, ossia in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali, sono: Italiano: 62% (+1 punto percentuale rispetto al 2022, invariato rispetto al 2021), Matematica: 56% (invariato rispetto al 2021 e al 2022), Inglese-reading (A2): 80% (+2 punti percentuali rispetto al 2022, +4 punti percentuali rispetto al 2021), Inglese-listening (A2): 62% (+3 punti percentuali rispetto al 2022, +5 punti percentuali rispetto al 2021 e +11 punti rispetto al 2018, inizio della rilevazione).

Miglioramento in inglese

Il «miglioramento costante degli apprendimenti in Inglese al termine del secondo ciclo d’istruzione» è uno degli elementi che emergono dalle prove Invalsi di quest’anno, come si sottolinea nelle conclusioni del rapporto presentato oggi. «I risultati sono in costante miglioramento in tutti i territori, pur con delle differenze tra di loro ancora troppo ampie e che devono essere ridotte. Si tratta di un aspetto molto rilevante. È noto quanto l’apprendimento delle lingue straniere sia importante, oggi ancora più di ieri, in un contesto in cui le ragazze e i ragazzi non possono già oggi più prescindere dal confronto con i loro coetanei del mondo. I risultati d’ Inglese paiono indicare una scuola che ha intrapreso un cammino con determinazione e convinzione, approfittando di tutte le risorse disponibili. È un esempio da sostenere e promuovere», si evidenzia.

Valditara: c’è preoccupazione

I dati Invalsi relativi alle «performance degli studenti italianì confermano un elemento di forte preoccupazione anche se ci sono punti di miglioramento. L’ elemento di preoccupazione è il solito: l’Italia è divisa in due con ragazzi del mezzogiorno fortemente pregiudicati nelle opportunità formative e occupazionali rispetto agli studenti di aree più avvantaggiate del Paese». Così il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara a margine della presentazione dei dati Invalsi, parlando con i giornalisti. «Da qui la decisione di presentare anche con il contributo di Invalsi, e la collaborazione di Indire, una Agenda Sud in dieci punti che prevede l’individuazione di scuole dove maggiori sono le fragilità del contesto sociale per abbandoni, insuccesso formativo e assenze – prosegue – Iniziamo con 240 scuole. Investiremo risorse importanti. È un passaggio che vedrà più insegnanti in ogni scuola soprattutto per le materie più critiche come matematica italiano inglese». Il ministro aggiunge che ci sarà anche «un’estensione tempo scuola, del tempo pieno», oltre a una «formazione specialistica per docenti che insegnano in queste scuole con una retribuzione aggiuntiva per le attività extracurricolare». «Avremo interventi per favorire lo sviluppo territoriale grazie allo sviluppo formativo, ci sarà il coinvolgimento delle famiglie. Bisogna ricostruire l’alleanza fra famiglia e scuola», conclude.

Effetto Long Covid

«È giusto dire che assistiamo ad un effetto ‘long Covid’, è una immagine appropriata – ha detto il presidente di Invalsi Roberto Ricci – si fatica a tornare ai livelli pre covid. Gli apprendimenti sono un continuum, se si inseriscono discontinuità questo finisce per avere un peso».

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