giovedì - 21 Novembre - 2024

Filippo Turetta, l’ultimo gesto agghiacciante prima di abbandonare il cadavere di Giulia

Giulia Cecchettin era già morta quando è stata nascosta nella scarpata della Val Caltea, a Barcis, dopo essere stata scaricata dall’auto di Filippo Turetta. Gli investigatori, basandosi sulle conclusioni del medico legale Antonello Cirnelli, sono convinti che Giulia Cecchettin fosse già deceduta al momento in cui è stata occultata nella scarpata della Val Caltea, a Barcis.

Questo tragico epilogo è stato dedotto dopo un’attenta analisi condotta da Cirnelli, il quale ha esaminato esternamente il corpo per conto della Procura di Pordenone. Le ferite di Giulia, numerose e profonde coltellate alla testa e al collo, testimoniano una violenza inaudita. Di conseguenza, pare improbabile che fosse ancora in vita diverse ore dopo l’aggressione, che si stima sia avvenuta intorno alle 23.30, quando l’ex fidanzato l’ha trasportata in un canalone, distante centinaia di chilometri dal luogo del delitto.

Giulia, il disperato tentativo di difendersi

La dinamica delle ferite sul corpo di Giulia suggerisce che lei abbia tentato disperatamente di difendersi. Nonostante l’assenza di lesioni da caduta o trascinamento, le sue mani e braccia presentavano molteplici tagli, segni evidenti di una strenua difesa contro i colpi inferti. Questi dettagli confermano l’ipotesi che la causa del decesso sia stata direttamente legata alle coltellate ricevute.

Oltre a questo, la Procura di Venezia ha assunto la responsabilità di ricostruire l’intera sequenza degli eventi e di procedere con gli accertamenti necessari. La competenza su questo caso rimane ai magistrati veneti, poiché il primo reato ipotizzato, il sequestro di persona, è avvenuto all’interno del loro territorio giurisdizionale, prima che si aggiungesse l’accusa di omicidio.

Il viaggio dell’auto interrotto in Germania

L’analisi del percorso seguito dall’auto di Filippo Turetta, una Punto di colore nero, ha rivelato una traiettoria irregolare e apparentemente mirata a trovare un luogo isolato per disfarsi del corpo. Solo alle tre di notte, l’auto è stata registrata mentre attraversava la stazione turistica del Piancavallo, per poi dirigersi verso la Val Caltea che porta a Barcis.

Senza navigatore e con il telefono spento, Turetta ha dovuto affrontare la sfida di trovare l’accesso a questa arteria stradale, situata in una periferia meno nota della località turistica. Dopo aver percorso circa quattro chilometri in discesa, Turetta ha individuato una piazzola di sosta e ha trasportato Giulia nel bosco per una ventina di metri. In questa fase, senza alcuna luce ad eccezione di quella dei fari dell’auto, Turetta ha rischiato di cadere lungo un pendio ripido e ghiacciato. Prima di lasciare il corpo della sua ex fidanzata, l’ha coperto con grandi sacchi neri.

Voleva in qualche modo preservarne i resti o soltanto occultare il cadavere?

Questa domanda rimane senza risposta, ma l’uso dei sacchi neri intensifica il sospetto di premeditazione da parte di Turetta. Dettagli come il coltello, una quantità significativa di denaro (che ha facilitato la sua fuga per una settimana), e i sacchi neri, sono in netto contrasto con l’intenzione dichiarata di passare una tranquilla serata al centro commerciale per scegliere le scarpe per la festa di laurea di Giulia. Questa celebrazione avrebbe dovuto essere un momento di gioia e di realizzazione dei sogni di Giulia, ma è stata tragicamente interrotta dall’atto violento di chi affermava di amarla.

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