L’oncologo Massimo Falconi, che ha operato Fedez, ha parlato dei rischi legati alle cure alternative per la neoplasia al pancreas, dicendo: “L’efficacia di nuove terapie non è provata rispetto a quelle più tradizionali”. Ma andiamo con ordine. E’ stata proprio Eleonora Giorgi, tra le vip, a dichiarare di voler sperimentare la cosiddetta “terapia alternativa” in una clinica americana, così come ha fatto l’architetto di Real Time Paola Marella, scomparsa per questo stesso male alcuni giorni fa.
Il primario dell’Unità di Chirurgia del Pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano ha sottolineato che la qualità delle cure in Italia è molto alta, per poi addentrarsi nei sintomi della neoplasia. Purtroppo si tratta di un male spesso silenzioso, asintomatico, ma Eleonora Giorgi è riuscita ad accorgersene per via della glicemia alta. E’ questo, dunque, il famoso sintomo cui prestare la massima attenzione.
Ovviamente, oltre ad esso, tra i sintomi più lampanti e comuni, troviamo l’ittero , un calo del peso immotivato, quindi non legato ad un regime dietetico, dolore, senso di stanchezza profonda. Lo scompenso glicemico improvviso o un peggioramento nel controllo della glicemia in un diabete preesistente, fino ad allora in buon compenso, è dunque il sintomo sul quale l’oncologo Falconi si è soffermato, sebbene il diabete sia molto più frequente rispetto alla neoplasia del pancreas, quindi occorre la diagnosi differenziale, senza cadere in inutili allarmismi.
L’oncologo confida nella ricerca, con la speranza che vengano trovate nuove e più efficaci possibilità terapeutiche, ma la prevenzione non va trascurata, mi raccomando. Quali comportamenti seguire? Il rispetto di una dieta equilibrata (la cosiddetta dieta mediterranea), l’ attività fisica, l’ astensione dal fumo e l’ assunzione moderata di alcol sono fattori che possono essere modificati. Non lo è l’invecchiamento, fattore di rischio importante.
Intanto ci si concentra anche su screening sempre più innovativi, riguardanti le mutazioni genetiche ereditate dai genitori che li rendono più fragili alla insorgenza della patologia. Insomma, la ricerca prosegue, con la speranza di nuovi approcci più efficaci .