giovedì - 19 Settembre - 2024

Covid più influenza, si rischiano oltre 20mila decessi

Secondo le informazioni riportate dalla stampa nazionale, la stagione influenzale di quest’anno potrebbe rivelarsi molto più pericolosa di quella precedente. Gli esperti esprimono profonda preoccupazione, soprattutto in quanto una significativa percentuale di persone, particolarmente gli anziani, nella misura almeno del 50%, non ha aderito alla campagna vaccinale.

Si è osservato un marcato calo nelle vaccinazioni sia anti Covid che anti influenzali nella scorsa stagione, fenomeno che molti attribuiscono alla diffusione di numerose teorie del complotto riguardanti i vaccini. Nonostante ciò, i vaccini rimangono uno strumento cruciale per combattere le patologie più pericolose del pianeta. In Australia, ad esempio, dove sta ora cominciando l’estate, la stagione influenzale si è dimostrata piuttosto severa.

Gli specialisti come Sergio Lo Caputo, infettivologo e consigliere della Società Italiana di Patologie Infettive e Tropicali (Simit), e Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia e Statistica Medica presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, prevedono che quest’anno potremmo assistere a un allarmante numero di 20mila decessi causati da influenza, Covid e altri virus respiratori.

Fabrizio Pregliasco enfatizza l’importanza di vaccinare soprattutto i bambini e gli anziani contro l’influenza. Per quanto riguarda la popolazione pediatrica in generale, senza specifiche fragilità, Pregliasco osserva che “il vaccino male non fa, ma non utilizzerei la stessa enfasi positiva che darei al vaccino antinfluenzale”, come sottolinea l’esperto.

C’è però chi esprime un parere differente, come la dottoressa Maria Rita Gismondo, la quale sostiene che, sebbene i vaccini siano uno strumento utile, il principio fondamentale delle vaccinazioni è che si debbano vaccinare le popolazioni a grave rischio. Secondo la Gismondo, solo gli anziani e le persone fragili dovrebbero essere vaccinati, poiché solamente questa nicchia di popolazione ne trarrebbe un beneficio giustificabile secondo i dati epidemiologici attuali, come conclude l’esperta.

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