La seconda parte di questa trasformazione coinvolge aspetti ancora più delicati, in particolare quelli economici. Le nuove multe automatiche, che vengono emesse anche per infrazioni lievi, stanno diventando un peso importante per molte famiglie italiane, già messe alla prova dall’inflazione e dal caro vita.
Il problema principale, infatti, non è solo la severità delle sanzioni, ma la loro totale automatizzazione. Non c’è spazio per spiegazioni, per errori umani, per tolleranza. Ogni passaggio non conforme è punibile, anche se dettato da una banale distrazione.
Questa rigidità pone una domanda fondamentale: il sistema è davvero equo e sostenibile? Se da un lato l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la sostenibilità del traffico urbano è condivisibile, dall’altro molti si chiedono se si stia andando troppo oltre. Le multe sono diventate non solo uno strumento di regolazione del traffico, ma anche una voce crescente nei bilanci comunali. E questo lascia spazio a dubbi sulla reale finalità di questi strumenti.
Quando il controllo diventa eccesso
C’è anche un tema legato alla percezione del controllo. Gli automobilisti, soprattutto nelle grandi città, iniziano a sentirsi costantemente osservati. Le telecamere intelligenti, attive 24 ore su 24, contribuiscono ad alimentare un senso di pressione continua.
La mobilità, che dovrebbe essere un diritto accessibile e fluido, rischia di trasformarsi in una fonte di ansia. Il confine tra sicurezza e sorveglianza diventa sempre più sottile, e l’impatto psicologico sulle persone non è trascurabile.
È quindi importante che le istituzioni trovino un equilibrio. La tecnologia non deve diventare una trappola per i cittadini, ma un alleato. Serve maggiore trasparenza, comunicazione chiara sulle regole e la possibilità concreta di difendersi in caso di errori. La sfida per il futuro è proprio questa: costruire una mobilità moderna, sicura e sostenibile, senza perdere di vista il principio di giustizia e proporzionalità.