Il Ministero della Salute è preoccupato per i casi silenziosi ma ancora oggi notevoli, di lebbra, una patologia provocata dal batterio Mycobacterium leprae., introdotta nel IV secolo A.C. e solo nel 1837 venne identificata col nome ulteriore di Morbo di Hansen. Fu nel Medioevo, che si ebbe il picco di trasmissione, attraverso goccioline respiratorie o contatti prolungati con soggetti infetti.
Eppure uno dei segni più caratteristici della lebbra, riguarda la comparsa di macchie cutanee, accompagnate da una perdita di sensibilità. La diagnosi avviene attraverso l’effettuazione di biopsie cutanee, necessarie a confermare la presenza del batterio. Parliamo di una grave patologia che ha seminato, nel corso dei secoli, una marea di decessi.
Per fortuna, grazie ai progressi medici, oggi la lebbra è curabile grazie alla terapia antibiotica combinata (MDT), un trattamento che viene fornito gratuitamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La diagnosi tempestiva , come del resto in ogni patologia, è indispensabile per evitare che possa avere conseguenze ben peggiori, ossia complicanze che potrebbero comportare il decesso. Prevenire è meglio che curare. In che modo? Tramite l’educazione sanitaria e il miglioramento delle condizioni igieniche nelle aree maggiormente colpite.
Resta da superare, ancora oggi, lo stigma sociale, ossia tutti i pregiudizi legati alla lebbra. Basterebbe avere le giuste informazioni, quelle fornite dagli esperti nel settore, per ridurre il timore e favorire l’integrazione sociale dei pazienti. Nel 2025 la lebbra non rappresenta più una condanna come in passato, ma è opportuno sensibilizzare i cittadini alla conoscenza, per abbattere i pregiudizi.