venerdì - 18 Ottobre - 2024

Allarme degli oncologi sul tumore al colon-retto che ha ucciso Totò Schillaci: necessario anticipare gli screening

Gli oncologi hanno espresso una crescente preoccupazione per l’aumento del tumore al colon-retto tra i giovani, una tendenza che sta diventando evidente non solo in Italia ma anche a livello globale. Negli Stati Uniti, questa forma di tumore è ormai la principale causa di morte per cancro tra le persone sotto i 50 anni.

Dal 1990 ad oggi, la posizione di questa patologia tra le principali cause di morte è drasticamente salita, passando dalla quarta alla prima per gli uomini, e alla seconda per le donne. Questo scenario allarmante ha spinto le autorità sanitarie americane a rivedere le raccomandazioni sullo screening, abbassando l’età d’inizio dei controlli a 45 anni.

In Italia, il presidente della Fondazione Aiom, Saverio Cinieri, ha sottolineato l’importanza di seguire l’esempio statunitense. Cinieri ha ribadito che abbassare l’età di inizio dello screening colorettale potrebbe salvare molte vite, poiché permetterebbe di individuare i polipi precancerosi e di intervenire prima che si trasformino in tumori. Le persone asintomatiche possono avere lesioni pre-tumorali che, se rilevate in tempo, possono essere rimosse, prevenendo così l’insorgenza del cancro.

Questo tipo di prevenzione secondaria si è già dimostrato efficace nella fascia di età attualmente coinvolta nel programma di screening (50-69 anni), e l’estensione a una fascia più giovane potrebbe portare a risultati altrettanto positivi.

Nonostante l’urgenza di adottare queste misure, rimane ancora molta strada da fare per implementare pienamente un cambiamento nelle politiche sanitarie italiane. Gli oncologi chiedono a gran voce un’azione rapida per adeguare i protocolli di prevenzione alle nuove realtà epidemiologiche, e ritengono che questo passaggio possa fare la differenza nella lotta contro il cancro. In particolare, è fondamentale che i giovani adulti diventino più consapevoli del rischio e che siano informati sull’importanza di sottoporsi agli screening, soprattutto se ci sono precedenti familiari di tumori colorettali.

Le autorità sanitarie italiane, come ha evidenziato Cinieri, devono prendere decisioni coraggiose per proteggere la salute pubblica. Ridurre l’età dello screening potrebbe rappresentare un’arma potente per contrastare l’aumento della mortalità tra i giovani. Tuttavia, è importante che queste misure vengano accompagnate da campagne di sensibilizzazione e da un potenziamento delle strutture sanitarie, affinché l’accesso allo screening precoce sia garantito su tutto il territorio nazionale.

In sintesi, l’adozione di politiche preventive più aggressive potrebbe rappresentare una svolta nella battaglia contro il tumore al colon-retto tra le generazioni più giovani, contribuendo a una società più protetta da questa minaccia in crescita.

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