venerdì - 18 Ottobre - 2024

Allarme degli oncologi sul tumore al colon-retto che ha ucciso Totò Schillaci: necessario anticipare gli screening

Il cancro al colon-retto è una delle malattie oncologiche più diffuse e pericolose, e negli ultimi anni ha visto un preoccupante aumento dei casi tra le fasce di età più giovani. In passato, questa forma di tumore era considerata prevalentemente una malattia degli anziani, ma recenti studi hanno evidenziato una crescente incidenza tra persone di età inferiore ai 50 anni. Questo cambiamento nella distribuzione dei casi ha portato a una riflessione importante sulle politiche di prevenzione e sui programmi di screening attualmente in vigore.

Attualmente, in molti paesi, lo screening per il cancro al colon viene raccomandato a partire dai 50 anni. Tuttavia, dato l’aumento dei casi tra i più giovani, sempre più esperti suggeriscono di abbassare l’età per l’inizio dei controlli a 45 anni.

Questa proposta nasce dal bisogno di intercettare la malattia in uno stadio iniziale, quando le possibilità di cura sono maggiori e il trattamento può essere meno invasivo. La diagnosi precoce, infatti, può fare la differenza tra la vita e la morte, permettendo di rilevare non solo i tumori già formati ma anche le lesioni precancerose o adenomi che potrebbero evolversi in forme maligne.

Durante il Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), tenutosi a Chicago, gli oncologi italiani hanno lanciato un allarme basato su dati preoccupanti. Un recente studio pubblicato su Annals of Oncology ha previsto un incremento del tasso di mortalità per carcinoma al colon-retto tra i giovani di età compresa tra 25 e 49 anni in Italia.

Si stima che nel 2024 il tasso di mortalità crescerà dell’1,5% negli uomini e del 2,6% nelle donne rispetto al quinquennio precedente. Al contrario, la fascia di età attualmente coperta dai programmi di screening, ovvero quella tra i 50 e i 69 anni, dovrebbe vedere una diminuzione dei decessi grazie alla prevenzione. Questa disparità suggerisce chiaramente che i programmi di prevenzione secondaria sono efficaci, ma limitati a una parte della popolazione.

Se vuoi scoprire le preoccupazioni e i consigli degli oncologi per affrontare questa crescente minaccia e come l’Italia potrebbe rispondere con nuove strategie, prosegui la lettura nella prossima pagina.

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