domenica - 8 Settembre - 2024

“Abbiamo gettato una giacca usata con un GPS in uno dei cassonetti gialli: ecco dov’è finita”

L’inchiesta televisiva de Le Iene ha recentemente sollevato un grande clamore riguardo un’indagine sullo scandalo legato ai cassonetti gialli della Caritas, diffusi in tutte le città italiane. Questi cassonetti sono stati concepiti per raccogliere indumenti che la gente dona ai bisognosi.

Originariamente, questa iniziativa è stata lanciata dalla Caritas circa 20 anni fa per aiutare i meno fortunati. Sul sito dell’associazione, si afferma che, nel corso di questi anni, hanno raccolto oltre 3,5 milioni di euro, utilizzati per 141 progetti sociali, beneficiando 5.600 persone. Questo ha anche contribuito a risparmiare 42mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica, oltre 70 miliardi di metri cubi di acqua, 3.500 tonnellate di fertilizzanti e 2.350 tonnellate di pesticidi.

Tuttavia, l’inchiesta condotta dal giornalista Luigi Pelazza ha rivelato una realtà molto diversa da quella pubblicizzata. Tramite l’uso di un GPS piazzato su una giacca donata, si è scoperto che molti degli indumenti raccolti non vengono effettivamente donati ai poveri, ma venduti. Il GPS ha rivelato che l’indumento tracciato è finito in un’azienda in provincia di Caserta che rivende questi vestiti globalmente. Il prezzo di acquisto per l’azienda è di 40 centesimi al kg, mentre la rivendita avviene tra i 3 e i 5 euro.

Ancora più sconcertante è la scoperta che gran parte dei profitti derivanti da questo business finisce nelle mani della criminalità organizzata. Secondo Stefano Vignaroli, presidente della commissione ecomafie, il giro d’affari legato a questa attività sarebbe di circa 200 milioni di euro all’anno, di cui solo l’1% viene effettivamente destinato ai progetti Caritas. Alcune delle aziende coinvolte nel traffico di questi vestiti sarebbero legate alla camorra.

In sintesi, l’inchiesta ha rivelato che, dietro una facciata di beneficienza, si nasconde un’affare molto lucrativo che beneficia principalmente la criminalità organizzata, lasciando solo una minima parte dei proventi alle effettive cause benefiche.

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